sabato 10 febbraio 2007

Il Volontariato in Italia: Storia e dimensione culturale

Nel nostro Paese e da sempre il Volontariato ha rappresentato la testa di ponte del Terzo settore, il Non Profit, una punta di diamante nella tradizione, ricca ed antica, delle istituzioni assistenziali, benefiche ed educative.
Vale innanzitutto la considerazione che l’essere umano è un “animale” socievole, bisognoso di relazionarsi con altri per il soddisfacimento dei suoi bisogni
In questi ultimi tempi le necessità ed i bisogni emergenti, in tutti i campi del vivere sociale stanno ponendo forti interrogativi ai quali, a volte, solo il comparto del Volontariato sa e desidera dare risposte adeguate. Ciò è dovuto ad alcuni importanti fattori disequilibranti.
Da un lato Il progresso tecnologico e scientifico, lascia sempre più sul terreno le dimensioni umanitarie e socializzanti dell’individuo, inteso come persona nella sua interezza.
Da un altro lato la configurazione dello Stato Sociale, fondato sulla Democrazia dell’ Uguaglianza, sul Diritto e sui principi di Sussidiarietà ed Assistenza, come ben annunciati da un Dettato Costituzionale tra i più completi ed articolati, il quale però ha molte volte prestato il fianco ad interpretazioni sui generis e poco attendibili.
Da un altro ancora la Società moderna, in quanto tale, nella sua strutturazione “materialistica” e “consumistica” considera l’uomo come “produttore di risorse”, quindi come una unità lavoro, al pari di una macchina, a volte addirittura meno importante di questa, se non un numero di codice su di un cartellino da timbrare.
I motivi per i quali il Volontariato rappresenta un movimento di avanguardia dipendono sostanzialmente dalla facilità con cui nascono questo tipo di organizzazioni, dallo stretto legame con le necessità storiche, sociali e geografiche e dalla ecletticità e fantasia operose con cui gli italiani sanno unirsi e compattarsi per trovare soluzioni efficaci ai problemi emergenti.
Il Volontario è sempre stato identificato in un cittadino il quale, assolti i propri doveri professionali e familiari, dedica il proprio “tempo a disposizione” alla comunità, in forma altruistica e gratuita. Il suo impegno si esprime in una risposta creativa ai bisogni della società, attraverso un’azione continua di sevizio, individualmente od in forma associata.
Nell’epoca moderna, fino agli anni 80 il modello di riferimento è quello assistenziale: l’impegno del Volontariato supplisce alla precarietà dell’azione dello Stato Sociale, fungendo da tampone in situazioni già compromesse, da riequilibrio delle disuguaglianze, delle diversità e contraddizioni sociali. L’azione si svolge precipuamente nella fase terminale di situazioni ampiamente compromesse, quando è già oltremodo vivo e presente il bisogno di aiuto e di assistenza.
Nel corso degli ultimi anni, La Promozione Sociale trasforma il concetto di generico sostegno caritativo o di beneficenza, diventando impegno “politico” che affronta le realtà concrete delle fasce di popolazione più “marginalizzate” per concretizzare azioni innovative rivolte alla giustizia sociale.
La lotta all’emarginazione diventa quindi il motivo fondamentale dell’azione sociale, tendente alla risoluzione dei problemi “a monte” ed “a valle”, incidendo fortemente nella società del bisogno ed assumendo un ruolo propositivo, programmatico e di stimolo alle Pubbliche Istituzioni.
Il modello di Stato Sociale voluto dai Costituenti è in netta crisi, se non in declino certamente in netto ridimensionamento, a causa di una nuova visione del ruolo dello Stato, le minori risorse finanziarie destinate alle Regioni e Comuni,al decentramento amministrativo ed al federalismo.
In questo contesto le potenzialità espressive del Volontariato e del Terzo Settore trovano terreno fertilissimo per il proprio sviluppo.
I rapporti con le Pubbliche Amministrazioni divengono sempre più partecipativi, consentendo la formazione di realtà operative sempre più strette e legate a più accorte politiche sociali, grazie alle capacità del volontariato di dare risposte adeguate e flessibili.
Le sfide sono molteplici ed interessanti ed il campo di azione si va sempre più allargando.
In quest’ottica però il Volontariato deve necessariamente accentuare il proprio contributo in campo educativo e formativo, avviando un vero e proprio processo innovativo di crescita e spinta propulsiva. Si individua soprattutto il mondo della scuola, per la crescita della cultura della solidarietà nelle nuove generazioni, sempre più spinte all’individualismo esasperato.
Inoltre è necessario passare da un ruolo esclusivamente assistenziale, ad uno propulsivo e di elevata promozione, elaborando piani di intervento e strategie anticipatorie le trasformazioni sociali, dove situazioni di particolare difficoltà di convivenza civile, occupazionali, economiche, degrado ambientale possano raggiungere livelli di criticità.
Altrettanto fondamentale è la funzione di coordinamento, per far assumere al Volontariato il giusto ruolo di interlocuzione con le realtà istituzionali. Il prezioso ed intenso lavoro svolto dalle organizzazioni ed associazioni di volontariato deve poter raggiungere e mantenere un dialogo di pari dignità con le istituzioni pubbliche e gli altri soggetti sociali, in evidente ed eloquente trasparenza e collegialità. Così finalmente il Volontariato potrà acquisire quel ruolo determinante ed incisivo nella realtà sociale e politica del Sistema Italia.

Alessandro Ronchin

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