mercoledì 21 novembre 2007

Stranieri nel proprio Paese




L’Italia è il Paese degli italiani e così dovrebbe essere, ma con una azione precisa e costante nel tempo il potere del Cattolicesimo ha privato gli italiani della loro cultura nazionale ed ha imposto una influenza culturale di tipo religioso a tendenza internazionalista, dove il valore della Patria ha assunto contorni sempre più tenui e sfumati tanto da non essere più un riferimento primario per il nostro popolo.
In Italia vale e conta tutto ciò che è di matrice ‘cattolica’, poiché implicitamente tutto viene consacrato a questo dragone culturale: dalle festività principali alle tradizioni, agli usi ed ai costumi.
Solo quando ci si accorge che una persona non è ‘cattolica’, sebbene nata in Italia, e per questo cittadina in piena regola, allora e solo allora, scatta la reazione che determina il rigetto sociale verso il diverso, l’improprio, poiché considerato incompatibile ed inaccoglibile.
La reazione dell’istinto sociale chiede emarginazione e crea una altrettanto immediata diffidenza, tanto da generare istintivo contrasto. In conclusione a motivo della pervasiva cultura ‘cattolica romana’ che oggi permea l’intero paese, l’italiano non cattolico è il diverso che deve essere osteggiato, ostacolato ed emarginato.
Dunque italiani di serie “A” i cattolici romani, italiani di serie “B” gli italiani laici, italiani di serie “Infima” i cristiani non cattolici; pur essendo tutto ciò anticostituzionale, nessun mezzo di comunicazione e nessuna istituzione lo rileva né lo condanna; poiché esso è, in primo luogo, uno stato di fatto ed anche uno stato di forza, davanti al quale lo stato di diritto è assolutamente impotente.
Per vincere questa orribile devianza storica bisogna informare e formare gli italiani affinché in tutti cresca l’amore per la Nazione, che questo spirito cattolico, purtroppo, ha da tempo affossato.
Fare sentire un vero italiano straniero nella propria Nazione, avversato dalle proprie Istituzioni, è un atto di ingiustizia che induce a gridare a Dio, chiedendo un Suo intervento sollecito.
Fare sentire un vero italiano “scaduto” dai suoi diritti nella considerazione della società alla quale appartiene, e che pure ama e difende, è un atto di assoluta immoralità, spesso incentivata dai sacerdoti della cultura del “campanile”, della denominazionalità e, quindi, dell’egoismo.
Molti di noi, onorati e riveriti dalla società nella quale siamo nati, per il solo fatto di avere lasciato il cattolicesimo, per una diversa dottrina cristiana, siamo scaduti nel pubblico ludibrio e nella avversione dei più. E’ questo il rispetto dell’articolo tre della Costituzione? Infatti, esso chiede una cultura per gli italiani priva delle intolleranze religiose, che oggi così gravemente ci penalizzano.
E’ delitto chiedere il rispetto della dignità dell’uomo e la uguaglianza dei cittadini davanti alle istituzioni? E’ lecito fare intervenire i rappresentanti delle religioni nei comitati etici, culturali, lavorativi, che le istituzioni preparano per guidare il nostro popolo, preferendo l’una denominazione a danno delle altre? E’ la sistematica violazione della Costituzione che spinge le vittime dell’ingiustizia a gridare al cielo e mostrare alla terra anche il loro pur minimale stato di forza, quando il loro diritto viene sovvertito ed anche annullato, da chi esercita il potere da centinaia di anni.
Costoro, mediante tale forza, declassano gli onesti cittadini, impedendo loro il raggiungimento dei riconoscimenti di legge, utili per organizzare le proprie libere, benefiche, altruistiche e legittime associazioni cristiane. “…vidi la donna far guerra ai santi…”. L’Italia vive sotto il giogo della cultura cattolica, spesso viziata dagli antichi spiriti del nepotismo e del cesaropapismo, dove tutto è lecito a chi fa parte della loro vasta famiglia, mentre tutto è impedito a coloro che non ne fanno parte, con più grave danno verso quanti l’hanno abiurata, per motivi di fedeltà ed amore a Cristo.
Nei casi peggiori, in Italia si subisce, per tutto questo, rappresentato in Apocalisse come la donna ebra del sangue dei santi, una impalpabile ma tenace persecuzione, che trova la sua massima tensione verso i cristiani non cattolici.
Noi cristiani perseguitati dalla cultura del presente secolo ci spieghiamo questa avversione, che è assolutamente immotivata da alcuna causa reale, riconoscendo che la stessa prescinde dalle parole e dai fatti nonché da dimostrazioni e prove logiche e viene generata nelle aree dello spirito dove odio e amore, luce e tenebre, giustizialismo e grazia sono inconciliabili.
Dal canto nostro, guidati dallo Spirito Santo, amiamo i cattolici e vorremmo che anche loro rinunciassero a questo deteriorato modo di pensare per rinnovare le loro menti nella volontà di Dio ed acquisire la cultura della Gerusalemme celeste, per vivere tutti nella missione cristiana e non in quella cattolica o in quella evangelica, né in quella di altre denominazioni.
La cultura del Regno di Dio è inclusivista, tollerante, alla ricerca del bene altrui e comunque alla realizzazione della giustizia in ogni campo, sapendo sempre di essere al servizio del Signore del cielo e di tutta la terra, che remunera il giusto e castiga l’empio, fautore delle ingiustizie.
Alcuni si scoraggiano pensando che ciò è impossibile da realizzare mentre noi vorremmo stimolare la fede e credere che cercare il Regno, ovvero il governo di Dio e la sua giustizia, è il consiglio migliore per vivere in una società condivisibile, che vede in Dio e nel suo aiuto, il solo valore aggiunto che riesce a fare la differenza.
Con Lui siamo più che vincitori e questa sfida può essere iniziata nel nostro tempo senza aspettare che a farlo siano le future generazioni, questa delega senza fine deve trovare un termine e noi auspichiamo che sia oggi.
Infatti, molti uomini di buona volontà anelano alla giustizia ed alla cultura cristiano-biblica, che resta la sola in grado di difendere e salvaguardare il tanto ricercato ed agognato valore.
La chiusura di questo articolo deve trovare un suo eroe contemporaneo, colui che più degli altri ha cercato di rimuovere l’opera delle tenebre per permettere alla luce di governare. A questo punto non possiamo non citare, con rimpianto e grande stima, Giovanni Paolo II, “il grande”, il Credente che seppe pentirsi ed avviare il confronto alla ricerca della comunione dei cristiani nella sempre eterna Parola di Dio.
Il Suo cristiano indirizzo stava rompendo questa malefica cultura che purtroppo ha avuto la forza di risollevarsi trovando, per l’afflizione di molti, un suo nuovo paladino.

lunedì 14 maggio 2007


Giorni di polemiche e accuse di strumentalizzazione, giorni di preparazione all’evento Family day con oltre 450 associazioni che si occupano di famiglia, coinvolte. Questo a Roma, nella capitale, laddove i problemi assumono una eco nazionale. Tuttavia, ciò non significa che nelle altre città d’Italia la grande discesa in piazza delle famiglie italiane, non abbia incoraggiato altri testimoni o altre associazioni, per unirsi al coro di Piazza San Giovanni.
Reggio, molto in sordina, si è espressa attraverso l’associazione Istituto per la famiglia, già nota per i suoi molteplici impegni nell’ambito del volontariato sociale. Così, mentre i protagonisti della politica locale se ne vanno a zonzo a caccia di voti e ad inaugurare questa o quella segreteria politica o chicchessia purché faccia audience all’immagine, una sola associazione ha fatto “pendant” con il Family day nazional-popolare. A scendere in campo sabato, anzi in Piazza Duomo, una onlus che da anni invoca il ritorno ai veri valori cristiani per sanare la società, e prima ancora la famiglia che ne è la cellula fondamentale. Accompagnata dal coro “Eliezer”, l’Istituto per la famiglia ha scelto di parlare attraverso il vice presidente nazionale, Massimo Ripepi. In poche battute concise, Ripepi ha spiegato i passaggi significativi che attengono alla “famiglia sana”. Un messaggio assoluto e provocatorio quello dell’Istituto per la famiglia; un allarme serio di fronte alla degenerazione della società, alla deriva delle istituzioni. «La famiglia - ha sottolineato Massimo Ripepi - è un istituto di Dio, ma la cultura di questo mondo oggi l’ha totalmente deviata, eppure - ha continuato il vice presidente - è proprio dentro la famiglia che sorge il vero sentimento, cioè quella culla formativa che sarà poi in grado di trasmettere ai figli, valori integri, regole sane per costruire altre cellule vitali da innestare nella società».
Se c’è dunque un leit motiv da difendere tout court, quello è dato dalla famiglia cristiana con tutte le sue accezioni. Secondo l’associazione Istituto per la famiglia, non c’è altra via da seguire, anche nella città reggina che fa finta di non avvertire i disagi e le incongruenze di un ambiente soffocato dal riflesso zapaterista.
Jenny Canzonieri

lunedì 12 febbraio 2007

Servizio sociale e amore cristiano




Servizio sociale e amore cristiano
le basi dell’impegno
di Massimo Ripepi


Dottore, professore, fisiatra; presupposti per una personalità di buon livello, quasi lontana dalle problematiche sociali che un infermiere o un bidello, si ritiene, possono meglio conoscere. Ma non è proprio così.
Massimo pur potendo frequentare lo studio di riabilitazione e fisioterapia, del fratello Roberto, dopo il suo lavoro ospedaliero, per “arrotondare” lo stipendio, rinuncia al suo profitto economico e si dona per il prossimo.
Infatti, concluso il suo impegno giornaliero con la sanità pubblica, lasciato, dunque, il suo camice bianco e preso il suo scooter raggiunge la sede dell’Istituto per la famiglia, associazione di volontariato, di protezione civile, per curare quanti sono bisognosi ed emarginati. E’ nell’Istituto che Massimo completa il suo impegno di servizio verso la società dei deboli, dei meno fortunati, degli indifesi. Per Lui, servire il prossimo è un bisogno dell’anima. Vedere il dr. Ripepi nel cortile dell’Istituto è una vera gioia, perché si incontra la sua giovialità, la sua dolcezza, il suo volto pieno di pace, atteggiamenti sorti tutti dalla sua fede cristiana, dal suo manifesto amore per il Signore Gesù Cristo.
Si racconta che durante una sua azione fisioterapica, nei confronti di una paziente cerebrolesa, e per questo rimasta muta, Massimo annunciò l’Evangelo, e ciò che il potente nome di Gesù Cristo può fare, invitando la donna a parlare.
Appena pochi minuti dopo la preghiera la muta iniziò a parlare con grande gioia dei parenti e sbalordimento della colf che l’accudiva. Fede, servizio sociale e amore cristiano, sono le basi dell’impegno di Massimo per coloro che vivono nelle difficoltà.
La nostra realtà associativa cercava un rappresentante politico da votare nelle prossime elezioni del consiglio comunale di Reggio Calabria, una persona nella quale potersi identificare, e la scelta non poteva non cadere che su Massimo Ripepi. Scelta naturale, necessaria, consequenziale.
Massimo il misericordioso, senza volerlo né pensarlo, ha preparato col suo esempio, col suo donarsi agli altri, con la sua dedizione, la manifestazione, (così noi tutti intravediamo) di Massimo il “vittorioso”.
Siamo sicuri del servizio che saprà dare alla società reggina; pertanto, tutto il sistema Acu gli garantisce il suo appoggio ed il suo impegno.
Ricordiamo a Massimo che la nostra amata città ha bisogno di intelligenze, professionalità, capacità intuitive quasi al limite delle visioni profetiche, ma principalmente di servizio cristiano messo a disposizione della collettività.
La moralità, la correttezza e l’onestà sono le doti dell’animo di Massimo che dovranno caratterizzare anche il suo impegno istituzionale, se gli elettori sapranno proporlo al ruolo di consigliere comunale.
La Bibbia consiglia che il servizio altruistico dato dal Padre celeste deve essere il corredo imprescindibile di chi vuole servire il popolo.
La tua chiamata, caro Massimo, ed il coinvolgimento nel quale ti inseriamo chiede anche sacrificio, ma le nostre preghiere non mancheranno mai.
Ora, in conclusione, ti chiediamo di impegnarti a redigere una personale rubrica da presentare nella prossima rivista, e con la quale poter parlare ai tuoi estimatori ed a quanti hanno ricevuto il tuo impegno umano.

Assemblea generale IPF: dal sogno alla speranza

Sabato 27 gennaio si è tenuta, presso la sede nazionale, l’annuale assemblea generale dell’IPF – Istituto per la Famiglia. Quest’anno tale evento rivestiva particolare importanza, per l’approvazione del nuovo Statuto, il rinnovo del Consiglio Direttivo ed alcuni rilevanti sviluppi, in primis l’accreditamento in Prima Classe al Servizio Civile Nazionale.
L’Assemblea si è svolta alla presenza dei Presidenti zonali e dei Delegati, in rappresentanza delle oltre 170 sezioni distribuite su tutto il territorio nazionale.
L’ Istituto per la Famiglia trae origine dalla necessità e volontà del suo Fondatore di dare veste e valenza giuridica al pensiero ed azione cristiana nel volontariato sociale. Nell’ Evangelo di Matteo, al cap. 25, troviamo i principi fondamentali dell’associazionismo: “date da mangiare agli affamati, date da bere agli assetati, vestite gli ignudi, ospitate i forestieri, visitare gli infermi, visitare i carcerati”. Su queste basi si è sviluppata, nel corso dei dodici anni dalla sua fondazione, l’attività del volontariato dell’IPF.
Come sottolineato dal Presidente Onorario, dr. Gilberto Perri, nel corso del suo appassionato intervento, la matrice cristiana dell’Istituto e l’azione compitrice del Signore, hanno consentito, nel corso di questi anni, di ottenere riconoscimenti giuridici tali da far acquisire all’ Istituto posizioni di assoluta rilevanza su scala nazionale. Infatti l’ IPF è iscritto all’Albo Nazionale della Protezione Civile presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri ed è stato accreditato come Ente di Prima Classe presso l’Ufficio Nazionale per il Servizio Civile. Oltre a questi importantissimi riconoscimenti, l’IPF vanta il prestigiosissimo Premio della Solidarietà, assegnato dalla Fondazione FIVOL nel 2004, equivalente ad un Premio Nobel per le Associazioni di Volontariato. E tutto questo partendo dal nulla, senza nessun appoggio, né politico né tanto meno dottrinale. Quello che originariamente era un sogno, si è trasformato in un’idea progettuale vincente, realizzata, vivente.
Riconoscimenti, organizzazione, capacità progettuale innovativa, sono il mix caratterizzante l’azione sociale del Volontariato dell’IPF che, negli ultimi cinque anni ha originato un vero e proprio Sistema Lavoro, ACU, Azione Cristiana Umanitaria, basato sullo sviluppo della Cooperazione Sociale, per dare una risposta concreta al bisogno lavorativo ed alla realizzazione professionale.
Nulla più del lavoro, onesto e profittevole, può garantire emancipazione sociale, dignità umana e libertà personale.
Si è aperta quindi una fase assembleare caratterizzata dagli interventi di illustri ospiti, attivamente impegnati con l’ IPF.
Il Responsabile Provinciale del FENAPI Sig. Antonio Battaglia, ha illustrato le grandi opportunità di collaborazione e crescita e la volontà di rendere sempre più attiva la partecipazione alle attività sociali dei propri Circoli, aprendo all’ascolto dei desiderata del più bisognoso.
Particolarmente significativo l’intervento del dr. Sandro Oliveri, nella sua qualità di Segretario Nazionale del Movimento Politico PAC.E., Patto Cristiano Esteso che ha sottolineato lo sforzo elettorale della scorsa campagna elettorale, sia alle Regionali in Sicilia che alle Politiche Nazionali al Senato della Repubblica. La grande manifestazione del 25 marzo 2006, al Palasport di Palermo, che ha ottenuto un notevole successo di partecipanti con circa 10.000 presenze, ha dimostrato la forza espressiva e la coesione del Movimento.
Aiutare il prossimo nel bisogno, nel quale si identifica e si immedesima la Persona di Gesù Cristo, è stato il leit motiv dell’intervento del Pastore Ranieri affermando con convinzione la missione sociale del cristiano, poiché le “opere parlano più forte della nostra stessa parola” e conservano il loro valore nel tempo.
Il dr. Cosimo Salerno, milanese di adozione ma calabrese di origine, avvocato ed imprenditore affermato, appartenente alla Fondazione Pro Jerusalem, ha centrato il suo intervento sull’azione unificante dell’Amore Cristiano e l’estrema validità dell’azione sociale.
Nella sua relazione il Presidente dell’IPF, Demetrio Amadeo, ha illustrato le attività principali svolte dall’Istituto nel corso del 2006, tra le quali meritano menzione quelle socio/assistenziali, cresciute notevolmente grazie all’apporto dei volontari. Attività di Protezione Civile, di assistenza ospedaliera, distribuzione derrate alimentari;servizio mensa presso la sede, ospitalità e ricettività;attività culturali, musicali e di turismo sociale e tutta una serie di altre iniziative rivolte agli associati.
Dai bambini agli anziani, dai progetti per i giovani inoccupati, alla serena gestione del tempo a disposizione per coloro i quali hanno dato il loro contributo alla società. Di particolare rilievo l’avvenuta assegnazione definitiva della Casa di Riposo per anziani “Nicola Palaia” frutto di una donazione.
Il Presidente ha posto attenzione particolare all’accreditamento in Prima Classe al Servizio Civile Nazionale, che consentirà all’IPF di realizzare progetti finalizzati ad occupare un numero elevatissimo di giovani volontari su tutto il territorio nazionale. Formazione, assistenza, tutoraggio e continuità lavorativa al termine del periodo del servizio, attraverso il sistema delle Copperative sociali, caratterizzano la progettualità che anche in questo campo l’IPF ha saputo realizzare, rendendosi disponibile, in questo, ad affiancare gli Enti Pubblici Territoriali, nell’offrire ai propri giovani concittadini un’opportunità straordinaria.
In tutti gli interventi, pur di estrazione sociale e culturale diversa, è emersa una linea di tendenza comune ed unificante: l’analisi dell’azione sociale che nasce dalla mancanza di amore e di interesse sincero per l’altro, per i suoi reali bisogni, qualsiasi essi siano, ai quali sa e può dare risposta il Volontariato dell’IPF. La tutela, la difesa e l’affermazione dei valori fondanti la società civile si esplica nell’azione incisiva del Volontariato sociale che nasce e trova la sua stessa ragion d’essere nell’applicazione del dettato cristiano, parola di vita edificante. Ognuno è degno di lavorare per il bene. Integrità e rettitudine, onestà ed operosità, azione sociale alimentata dalla fiducia, dalla speranza che derivano dalla certezza che nel bene del tuo prossimo c’è il tuo bene.

a.r.

sabato 10 febbraio 2007

Il Volontariato in Italia: Storia e dimensione culturale

Nel nostro Paese e da sempre il Volontariato ha rappresentato la testa di ponte del Terzo settore, il Non Profit, una punta di diamante nella tradizione, ricca ed antica, delle istituzioni assistenziali, benefiche ed educative.
Vale innanzitutto la considerazione che l’essere umano è un “animale” socievole, bisognoso di relazionarsi con altri per il soddisfacimento dei suoi bisogni
In questi ultimi tempi le necessità ed i bisogni emergenti, in tutti i campi del vivere sociale stanno ponendo forti interrogativi ai quali, a volte, solo il comparto del Volontariato sa e desidera dare risposte adeguate. Ciò è dovuto ad alcuni importanti fattori disequilibranti.
Da un lato Il progresso tecnologico e scientifico, lascia sempre più sul terreno le dimensioni umanitarie e socializzanti dell’individuo, inteso come persona nella sua interezza.
Da un altro lato la configurazione dello Stato Sociale, fondato sulla Democrazia dell’ Uguaglianza, sul Diritto e sui principi di Sussidiarietà ed Assistenza, come ben annunciati da un Dettato Costituzionale tra i più completi ed articolati, il quale però ha molte volte prestato il fianco ad interpretazioni sui generis e poco attendibili.
Da un altro ancora la Società moderna, in quanto tale, nella sua strutturazione “materialistica” e “consumistica” considera l’uomo come “produttore di risorse”, quindi come una unità lavoro, al pari di una macchina, a volte addirittura meno importante di questa, se non un numero di codice su di un cartellino da timbrare.
I motivi per i quali il Volontariato rappresenta un movimento di avanguardia dipendono sostanzialmente dalla facilità con cui nascono questo tipo di organizzazioni, dallo stretto legame con le necessità storiche, sociali e geografiche e dalla ecletticità e fantasia operose con cui gli italiani sanno unirsi e compattarsi per trovare soluzioni efficaci ai problemi emergenti.
Il Volontario è sempre stato identificato in un cittadino il quale, assolti i propri doveri professionali e familiari, dedica il proprio “tempo a disposizione” alla comunità, in forma altruistica e gratuita. Il suo impegno si esprime in una risposta creativa ai bisogni della società, attraverso un’azione continua di sevizio, individualmente od in forma associata.
Nell’epoca moderna, fino agli anni 80 il modello di riferimento è quello assistenziale: l’impegno del Volontariato supplisce alla precarietà dell’azione dello Stato Sociale, fungendo da tampone in situazioni già compromesse, da riequilibrio delle disuguaglianze, delle diversità e contraddizioni sociali. L’azione si svolge precipuamente nella fase terminale di situazioni ampiamente compromesse, quando è già oltremodo vivo e presente il bisogno di aiuto e di assistenza.
Nel corso degli ultimi anni, La Promozione Sociale trasforma il concetto di generico sostegno caritativo o di beneficenza, diventando impegno “politico” che affronta le realtà concrete delle fasce di popolazione più “marginalizzate” per concretizzare azioni innovative rivolte alla giustizia sociale.
La lotta all’emarginazione diventa quindi il motivo fondamentale dell’azione sociale, tendente alla risoluzione dei problemi “a monte” ed “a valle”, incidendo fortemente nella società del bisogno ed assumendo un ruolo propositivo, programmatico e di stimolo alle Pubbliche Istituzioni.
Il modello di Stato Sociale voluto dai Costituenti è in netta crisi, se non in declino certamente in netto ridimensionamento, a causa di una nuova visione del ruolo dello Stato, le minori risorse finanziarie destinate alle Regioni e Comuni,al decentramento amministrativo ed al federalismo.
In questo contesto le potenzialità espressive del Volontariato e del Terzo Settore trovano terreno fertilissimo per il proprio sviluppo.
I rapporti con le Pubbliche Amministrazioni divengono sempre più partecipativi, consentendo la formazione di realtà operative sempre più strette e legate a più accorte politiche sociali, grazie alle capacità del volontariato di dare risposte adeguate e flessibili.
Le sfide sono molteplici ed interessanti ed il campo di azione si va sempre più allargando.
In quest’ottica però il Volontariato deve necessariamente accentuare il proprio contributo in campo educativo e formativo, avviando un vero e proprio processo innovativo di crescita e spinta propulsiva. Si individua soprattutto il mondo della scuola, per la crescita della cultura della solidarietà nelle nuove generazioni, sempre più spinte all’individualismo esasperato.
Inoltre è necessario passare da un ruolo esclusivamente assistenziale, ad uno propulsivo e di elevata promozione, elaborando piani di intervento e strategie anticipatorie le trasformazioni sociali, dove situazioni di particolare difficoltà di convivenza civile, occupazionali, economiche, degrado ambientale possano raggiungere livelli di criticità.
Altrettanto fondamentale è la funzione di coordinamento, per far assumere al Volontariato il giusto ruolo di interlocuzione con le realtà istituzionali. Il prezioso ed intenso lavoro svolto dalle organizzazioni ed associazioni di volontariato deve poter raggiungere e mantenere un dialogo di pari dignità con le istituzioni pubbliche e gli altri soggetti sociali, in evidente ed eloquente trasparenza e collegialità. Così finalmente il Volontariato potrà acquisire quel ruolo determinante ed incisivo nella realtà sociale e politica del Sistema Italia.

Alessandro Ronchin

giovedì 8 febbraio 2007

Premio Fivol 2004


Il Consiglio di Amministrazione, il Collegio dei Revisori ed il Comitato scientifico della Fondazione Italiana per il Volontariato (FIVOL), hanno consegnato il Primo Premio Nazionale della Solidarietà, il giorno 15 novembre, alle ore 18,00, nella Sala Regina del Parlamento Italiano – Camera dei Deputati - Palazzo di Montecitorio.
Presidente della Camera dei Deputati, On. Pier Ferdinando Casini, oltre al Relatore del Premio, il Presidente della FIVOL dr. Carlo Santini, tutti i presenti e, in particolar modo, i vincitori dei premi.
Nella relazione tenuta durante la cerimonia dal Presidente della FIVOL sono stati espressi i seguenti concetti. Il Premio Nazionale della Solidarietà è una delle iniziative tradizionali della Fondazione Italiana per il Volontariato, nata 12 anni fa.Il premio nazionale della FIVOL ha per il Volontariato Italiano il valore ideale e proporzionato di un premio NOBEL. Il Premio è una delle prime manifestazioni della FIVOL, insieme alla realizzazione della Banca dati del volontariato e alle attività di ricerca ad essa connesse.
I premi assegnati nella cerimonia riassumono il senso di questa diffusa attività di servizio. Essi sono, pur nella modestia delle dotazioni economiche, un tentativo di indicare al Paese, alle Istituzioni, dei motivi di speranza e di ottimismo, con particolare riguardo alle politiche sociali, nella direzione di un’autentica solidarietà, quale è auspicata nella Costituzione Repubblicana, e di un recupero del significato della cittadinanza come base di ogni politica civile fondata sul consenso consapevole e responsabile dei cittadini: non sudditi ma protagonisti.
Nel corso dell'ultimo decennio, il ruolo, le motivazioni e la prassi del volontariato si sono evoluti, per la presa di coscienza maturata nell’opinione pubblica e nella classe dirigente del paese, circa il valore della solidarietà per dare significato al progresso economico e sociale e per correggere le devianze di uno sviluppo basato sull’illusione consumistica e sul prevalere di un individualismo governato solo dal profitto e dalla competizione.Sullo spirito del volontariato originario, motivato da ispirazioni religiose o umanistiche, si sono aperte nuove frontiere della solidarietà sociale, nelle varie forme del non-profit, della cooperazione, del commercio equo e solidale, delle imprese sociali, del servizio civile nazionale e internazionale.Da quei valori di unione, gratuità, condivisione, progettualità sociale, creatività e dialogo, si apre al volontariato la prospettiva di farsi cultura di tutti, educazione civile e impegno creativo per progettare una società senza barriere, centrata sulla persona umana.Questi principi e questi valori si ritrovano nelle motivazioni dei premi assegnati.
Dopo la lettura dei concetti sopra riassunti, il Presidente della FIVOL ha dichiarato l’Istituto per la Famiglia, associazione di volontariato e di protezione civile operante su gran parte del territorio nazionale e con sede generale in Reggio Calabria, località Gallico, vincitrice del Premio Nazionale con la seguente motivazione:Il Premio Generale viene assegnato all’ “Istituto per la Famiglia” di Gallico (RC) per la capacità di lettura dei problemi emergenti nel tessuto sociale locale e le risposte di intervento operative e creative messe in atto nei 10 anni di attività, grazie all’apporto dei tanti volontari coinvolti che - cresciuti numericamente nel tempo – hanno saputo gestire le mutate esigenze sociali, mettendo al centro del proprio operato non solo i bisogni dei singoli ma anche quelli dei nuclei familiari visti come prima risorsa e obiettivo dell’intervento. Accanto a ciò per la capacità propositiva che negli anni ha permesso all’associazione di individuare altre forme giuridiche appropriate al proprio intervento dando vita alla creazione di tre cooperative sociali e soprattutto per la capacità di trasferire il proprio modello operativo e di servizio dalla Calabria ad altre regioni italiane tanto da diventare struttura di riferimento sul territorio nazionale.Da ora e fino al prossimo premio, cioè fra un anno, la nostra città sarà indicata come la località dove ha sede l’Associazione di volontariato che ha vinto il premio della “solidarietà nazionale”.
L’Istituto per la famiglia ed i suoi responsabili, consci del valore del premio consegnato dal Presidente della Camera, intravedono nel premio stesso un ulteriore momento di rinascita del nostro Sud, un segnale di speranza che si aggiunge a tanti altri provenienti dai più diversi settori.Noi dell’IPF crediamo che l’assistenzialismo alle famiglie, erogato nei modi più diversi, volge ormai al termine, non per una precisa volontà politica derivante da chissà quale programma di Governo, ma perché il Paese non ha più le stesse disponibilità economiche di un tempo.Siamo “alla frutta”, utilizzando una metafora comune. E’ proprio quando le emergenze sono reali e difficili che dal fondo della disperazione si scoprono le virtù di chi non vuole che il “suo” prossimo soccomba anzi che viva.
Allora, l’inventiva, la perspicacia, l’iniziativa si fanno strada ed i valori del bene mostrano la loro luce fra le tenebre della disperazione.I cuori diventano tutti più umili e meno permalosi, le coscienze più altruistiche e meno egoistiche, ricomponendo così quell’ambiente sociale che Dio ama e col quale Dio desidera collaborare.La sapienza creativa sorge e la forza formativa vince, allora si intravede il sole oltre le nuvole e la speranza oltre la disperazione, come la prosperità oltre la povertà.La grande ricchezza del nostro sud non la scopriremo in pozzi di petrolio o nelle grandi industrie ma nel cuore che impara anche tramite il proprio bisogno a confidare in Dio, e fare scorrere la potenza del Suo amore verso il bene dei bisognosi.
Nel cercare il bene del prossimo si aprono le menti, gli occhi, le prospettive, si vede la realtà con chiarezza e Dio con certezza, allora sorgono le nuove idee le nuove visioni e si inverano le divine promesse: la ricchezza spirituale, morale e materiale incomincia a sgorgare da Dio, vera ed unica fonte di ogni bene.Il Sud dell’Italia sta avendo la sua chiamata ad attingere ai pozzi della sapienza divina, l’Istituto per la famiglia ha scelto di approfittare dell’invito ed ha dato corso al procedimento che ha fatto maturare in suo favore il premio FIVOL della solidarietà 2004.Il modello che l’IPF ha realizzato parte dalla Chiesa nella quale ha ricevuto il consiglio cristiano verso il “prossimo”, per dare da mangiare, da bere, vestire, accogliere, visitare i carcerati, curare gli ammalati e giunge nell’organizzare il volontariato.
L’Istituto sorto come bisogno di coprire giuridicamente l’azione cristiana è diventato luogo di incontro e di considerazioni sociali, fucina di idee e di progetti per dare riscontri reali al regno della pace, della giustizia, delle certezze e formare strutture in grado di intervenire e risolvere, nel piccolo e nei bisogni elementari, le difficoltà della vita reale e sociale: sono nate per questo anelito anche le cooperative sociali e l’ufficio per i progetti d’impresa con la realizzazione di tre piccole s.as.L’IPF ci ha permesso di partire dal nulla dando valore alle idee, forza ai progetti e protezione alle imprese attivate.L’IPF è un modo nuovo per esprimere la forza e le potenzialità che sorgono dal bisogno in un cuore che ama il prossimo e trova in Dio la sua forza.
Il Presidente Onorario IPF Dr. G. Perri

Il Servizio Civile Nazionale: La visione dell’IPF.


Con la riforma della Leva e l'approvazione della legge 331/2000 dal 2005 è venuta meno l’obbligatorietà del Servizio Militare. Ciò porta alla conclusione dell'esperienza degli Obiettori di Coscienza che vedeva impegnati 40.000 - 50.000 giovani l'anno, utilizzati in maniera rilevante sia in molte organizzazioni di volontariato che in molte strutture pubbliche.
Nel 2001 è stata approvata la legge 64 che avvia, anche nel nostro Paese, il Servizio Civile Nazionale. Terminata la fase sperimentale (2001 - 2004) tutti i cittadini di età compresa fra i 18 e 28 anni, non compiuti, sono abili al Servizio Civile Nazionale.
Per molti giovani si è aperta la possibilità di dedicare un anno ad attività di elevato spessore sociale ed umanitario, potendo scegliere tra importanti aree di Progetto: assistenza, protezione civile, ambiente, patrimonio artistico e culturale, educazione e promozione culturale, servizio civile all'estero. Il servizio civile volontario garantisce ai giovani una forte valenza educativa e formativa, una importante occasione di crescita personale, un prezioso strumento per aiutare le fasce più deboli della società contribuendo allo sviluppo sociale, culturale ed economico del nostro Paese. Chi opera questa scelta aggiunge un'esperienza qualificante al proprio bagaglio di conoscenze, utilizzabile nel corso della vita lavorativa, quando non diventa addirittura opportunità di lavoro, assicurando nel contempo una sia pur minima autonomia economica.
Il servizio civile nazionale risulta un efficace strumento di sensibilizzazione alla cultura della solidarietà di cui il volontariato è da sempre uno dei più convinti sostenitori. Solidarietà e volontariato non sono sinonimi, ma proseguono incrociandosi ed alimentandosi a vicenda. Il servizio civile non è volontariato, ma sicuramente esperienza di solidarietà e di educazione non formale, oggi mezzo importante per richiamare i giovani ai principi della cittadinanza attiva ed invogliarli ad un coinvolgimento che vada oltre l'anno di permanenza in servizio.
Nello scorso mese di ottobre, l’UNSC – Presidenza del Consiglio dei Ministri ha riconosciuto L’IPF – Istituto per la Famiglia Ente di Servizio Civile Nazionale di Prima Classe, annoverandolo tra le Associazioni in grado di selezionare, formare ed amministrare i Volontari su tutto il territorio nazionale. Questo importante risultato sta a dimostrare l’eccellenza dell’ Istituto nella sua costante azione di impegno sociale a sostegno del prossimo più povero e bisognoso, molto spesso nella totale emarginazione.
Con tali potenzialità, attraverso le proprie strutture organizzative, l’IPF può formare Progetti ad elevato contenuto sociale, per l’impiego dei volontari, a favore delle Associazioni di volontariato, delle imprese sociali non profit ed agli Enti Pubblici territoriali non accreditati, potendo realizzare Sedi di Progetto presso di loro, oltre a garantire la formazione ed assistenza agli enti di classe inferiore. Si apre una occasione unica nel suo genere di offrire a molti giovani un’opportunità formativa straordinaria di impegno e lavoro, gestita ed amministrata da un Istituto che ha fatto dell’impegno sociale la sua stessa ragion d’essere. I partecipanti ai progetti di SCN, formati dall’IPF, percepiranno per un anno un compenso mensile di c.a. 500 euro, per 30 ore settimanali ed al termine del servizio godranno di “crediti formativi” che contribuiranno ad incrementare il punteggio nei pubblici concorsi e costituiranno elemento di privilegio nei curriculum personali, scolastici ed universitari.
Al termine del periodo di servizio, l’IPF potrà garantire a molti giovani la continuità formativa e professionale, con l’ausilio del Sistema Lavoro A.C.U., nato appositamente per dare concrete risposte alla domanda di lavoro che, nelle aree del mezzogiorno e soprattutto per le giovani generazioni, è elevatissima e trova pochissime ed inadeguate soluzioni, alimentando il fenomeno dell’emigrazione. ACU promuove la nascita di forme associate e del lavoro, quali le Cooperative Sociali, che forma, assiste ed incanala attraverso una serie di servizi centrali e coordinati,rendendo più unite le realtà associate e creando al proprio interno una spinta catalizzatrice e coalizzante.
In estrema sintesi, un sistema integrato che possiede le capacità gestionali, organizzative ed operative per garantire ai volontari del servizio civile un tutoraggio continuo ed una formazione accurata affinché questa esperienza, oltre ad arricchire e valorizzare la spinta interiore, possa risultare un vero trampolino di lancio per il conseguimento di importanti traguardi lavorativi e professionali e per la completa e soddisfacente realizzazione personale.

Alessandro Ronchin